Ieri a Pennabilli una bellissima giornata dedicata al rapporto tra il Tibet e questo piccolo ma straordinario paese dell’alto Montefeltro.
Elio Marini ha guidato il gruppo attraverso un itinerario che ricordava i luoghi di padre Orazio Olivieri, frate cappuccino a Lhasa nel XVIII secolo, e assieme ai monaci di Gaden Jangtse si è inaugurato, all’interno dell’area del Chorten ORAZIOni per il Tibet, un monumento che ricorda i 148 martiri Tibetani auto immolatisi dal 2008 ad oggi.
Il monumento consta di 108 pietre del fiume Marecchia inanellate tra loro con del filo di rame e una “tanka” bianca con tutti i nomi degli immolati e le ultime parole di due dei martiri, Tingzin e Nya Drul.
La cerimonia, alla presenza del sindaco Lorenzo Valenti, è stata molto suggestiva e particolarmente toccanti sono state le parole del monaco Tenzin ” …siamo felici di aver inaugurato questo Chorten alcuni mesi fa ed oggi siamo felici di ricordare assieme a voi i nostri fratelli tibetani che si sono dati fuoco per la nostra libertà; per cui oltra alla felicità di vedere la vostra amicizia e sostegno, il nostro cuore è anche gonfio di dolore per quanto accade nel nostro martoriato Paese delle Nevi. “
A partire dal 2009 oltre 148 tibetani, uomini e donne, monaci e laci,si sono dati fuoco in Cina per protestare contro la colonizzazione cinese.
Nel 1963 dversi bonzi vietnamiti si diedero fuoco a Saigon per protestare contro il governo filoamericano.
Nel gennaio 1969 lo studente Jan Palach, a Praga in Piazza Venceslao, si trasformò in una torcia umana per protestare contro l’invasione sovietica della Cecoslovacchia.
Nel febbraio 1977, a Parigi, Alain Escoffier, si immolò davanti all’Aerflot, l’agenzia aerea sovietica, per protestare contro l’Urss e le dittature comuniste.
Nel 2011, Khaled Ezzafouri si è data fuoco nella città tunisina di Sid Bouzid dalla quale è partita la rivolta che ha rovesciato il regime di Ben Ali in Tunisia.
Le immagini riprese dalle tv di tutto il mondo e diffuse dai giornali, contribuirono a fare crescere, nell’opinione pubblica occidentale, il rifiuto della guerra nel Vietnam, del comunismo russo e scatenare la primavera araba.
Perché il mondo ha abbandonato i tibetani al loro destino?
Noi vogliamo ricordare questa tragedia nello spazio che Pennabilli dedica al Tibet e ai tibetani